Cosa dice davvero lo studio
Negli ultimi giorni ha fatto discutere uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine secondo cui le Tac (oggi dette più correttamente TC, Tomografia Computerizzata) sarebbero responsabili del 5% dei nuovi tumori ogni anno negli Stati Uniti. Questa notizia ha generato un certo allarmismo, ma bisogna leggere i dati con attenzione.
Lo studio si basa su modelli di calcolo del rischio ormai datati e non tiene conto dei reali progressi nella diagnostica. Le stime si riferiscono a dosi molto basse di radiazioni, tipiche di una TC moderna, e risultano quindi altamente speculative. Non ci sono prove certe che colleghino una singola TC allo sviluppo di un tumore.
Le garanzie della sicurezza in Italia
In Italia e in Europa, la sicurezza dei pazienti è al primo posto. Le linee guida europee (Direttiva 2013/59 Euratom) sono state recepite dal nostro Paese attraverso il Decreto Legislativo 101/2020. Questo impone che ogni esame radiologico sia giustificato e ottimizzato, ovvero eseguito solo quando serve davvero, e con la dose minima necessaria.
Medici radiologi e fisici medici lavorano insieme per valutare rischi e benefici di ogni esame, misurando accuratamente le dosi di radiazione. Grazie a questa sinergia, ogni paziente può contare su esami più sicuri e mirati.
Tecnologia e competenze fanno la differenza
Negli ultimi anni, la tecnologia TC è migliorata molto. Oggi si usano algoritmi intelligenti che permettono di ottenere immagini dettagliate con meno radiazioni. Inoltre, è importante ricordare che la mancata esecuzione di una TC quando necessaria può comportare rischi maggiori di quelli dell’esame stesso.
Gli investimenti del PNRR hanno permesso di aggiornare molte apparecchiature in Italia. Ora è fondamentale continuare a valorizzare le competenze dei professionisti sanitari per mantenere elevati gli standard di sicurezza.
Fonte:
JAMA Internal Medicine – Studio sull’incidenza di tumori da TC
Articolo ispirato ai contenuti di Carlo Cavedon, presidente AIFM