Un farmaco innovativo ma non adatto a tutti
La Commissione Europea ha approvato lecanemab, un farmaco che può rallentare l’Alzheimer nelle fasi iniziali. Non si tratta di una cura definitiva, ma di un anticorpo in grado di agire su pazienti selezionati, quelli con lievi sintomi cognitivi e presenza di placche di amiloide nel cervello.
Attenzione però: non tutti possono usarlo. Chi ha due copie del gene ApoE4 corre un rischio maggiore di gravi effetti collaterali, come emorragie o edemi cerebrali. Per questo motivo, è prevista una sorveglianza stretta, inclusi controlli con risonanze magnetiche regolari.
L’Italia è pronta?
Dopo l’approvazione europea, anche in Italia ci si chiede se siamo davvero pronti a gestire l’arrivo di lecanemab. La selezione dei pazienti è complessa e serve una rete di centri specializzati, con personale formato e tecnologie adeguate.
Un altro tema critico è il costo. Negli Stati Uniti, il trattamento costa oltre 26.000 dollari all’anno. È chiaro che servono valutazioni attente per evitare sprechi e pericoli inutili. Trattare chi non svilupperà mai la malattia sarebbe sia dannoso che economicamente insostenibile.
Il progetto italiano che può fare la differenza
Un aiuto concreto potrebbe arrivare dal progetto Interceptor, già sperimentato in Italia. Questo programma ha creato uno strumento per individuare i soggetti a rischio di Alzheimer, prima ancora che si ammalino. La seconda fase del progetto, però, è ferma per mancanza di fondi.
Se validato, Interceptor potrebbe diventare un modello organizzativo nazionale, con centri “hub” e strutture locali “spoke”. Un sistema che permette di selezionare bene i pazienti, evitando trattamenti inutili e ottimizzando le risorse. Ora tocca alla politica decidere se portarlo avanti.
Fonti:
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Agenzia Europea del Farmaco (EMA) – www.ema.europa.eu
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Ministero della Salute – www.salute.gov.it